Tecnostress: i rischi per i lavoratori e l’aiuto del coach aziendale

Email ricevute a ogni minuto, anche dal compagno di scrivania; skype calls che fanno trillare i tablet; notifiche di whatsapp e social network. Il lavoro viene interrotto mediamente ogni sei minuti da messaggi provenienti da dispositivi elettronici che distolgono l’attenzione. L’illusione è di riuscire a portare avanti più attività contemporaneamente, ma il risultato, in realtà, è la generazione di una costante confusione in cui non possiamo che perderci.

Questa continua interferenza della tecnologia nella vita, sia lavorativa che personale, oltre ad allungare la permanenza in ufficio (mediamente due ore in più al giorno) per recuperare il tempo inconsapevolmente perso, ha anche delle ripercussioni sul benessere psicofisico: genera tecnostress.
Definito già nel 1984 da Craig Brod, che evidenziava come si manifesti “in due modi distinti: nello sforzo di accettare la tecnologia informatica e nella forma più specifica di iper-identificazione con la tecnologia informatica”, il tecnostress sta diventando sempre più la malattia professionale del terzo millennio. L’uso smodato della tecnologia crea tensione, sensazione di perdita del controllo del tempo e sovraccarico cognitivo, e può causare malesseri come mal di testa, mal di schiena, tachicardia, difficoltà di concentrazione e di relazione con i colleghi, fino a, in alcuni casi, ansia, attacchi di panico e depressione.

Un lavoratore affetto da tecnostress, che passa da un obiettivo all’altro senza continuità, è un lavoratore che fa fatica a rispettare il flusso del tempo, sprecando attenzione ed energia, che risulta meno produttivo e poco capace di stabilire priorità. Le ricadute per l’azienda possono essere molteplici, dai costi per i periodi di malattia, alla mancanza di lucidità e intervento da parte dei dipendenti nelle decisioni strategiche, e soprattutto alla creazione di un ambiente lavorativo malsano, frustrante e poco motivante.

Per questo molte grandi aziende, come Ferrari, Microsoft o Bmw, stanno attuando misure e iniziative per limitare l’uso della tecnologia, specialmente della posta elettronica.

La figura del coach aziendale, in questi casi, può essere l’elemento chiave per guidare i lavoratori in un percorso che evidenzi l’importanza della concentrazione, l’efficienza del focus “un’attività alla volta”: attraverso interventi mirati, sia con team che con singoli individui, il coach aiuta i lavoratori a sbarazzarsi di schemi e convinzioni ormai insiti nelle abitudini e a riscoprire come rallentare le proprie attività non sia un demerito, ma anzi porti ad una maggiore attenzione al presente, aiuti a ristabilire le priorità e a concludere con successo le proprie giornate.