Darsi degli obiettivi è un buon modo per iniziare l’anno. Lo leggiamo e lo sentiamo dire ovunque. Ed in effetti ci può aiutare ad essere più focalizzati.

Ma quali tipi di obiettivi? Ho deciso di darvi alcune suggestioni che riguardano le nostre modalità di approcciarci agli eventi ed alle situazioni della nostra vita, privata o professionale che sia.

Mettere un punto interrogativo in fondo alle frasi che descrivono le nostre certezze, rispetto a qualsiasi cosa, è un esercizio che può essere anche divertente e che spesso ci permette di scoprire delle rivelazioni molto interessanti.

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Tutti noi abbiamo degli schemi emotivi che mettiamo in atto quando ci muoviamo nel mondo.
Renderli consapevoli è quello che ci aiuta a poterli modificare quando necessario, uscendo dalla reattività, che molto spesso è la causa della nostra frustrazione, perché non ci permette di raggiungere il risultato sperato.
A volte ci troviamo a rispondere a situazioni diverse in modo simile o addirittura uguale, senza chiedervi se è davvero così che volevamo agire. (altro…)

Ho deciso di approfondire il tema del burnout e della gestione dello stress in generale attraverso la tesi del Master in Counseling relazionale che ho conseguito a Marzo 2023, in un’ottica di apprendimento della gestione delle emozioni , in quanto credo sia uno degli elementi, se non l’elemento cardine per migliorare il benessere nelle organizzazioni, ma che, nella mia esperienza lavorativa, vedo ancora lasciato in secondo piano rispetto alla performance.
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C’è stato un momento nella mia vita in cui mi sono resa conto che qualcosa non mi permetteva di essere serena e in pace con me stessa. Così ho deciso di farmi sostenere in un mio percorso di crescita ed evoluzione personale.

Questo è proprio uno dei presupposti per cui rivolgersi ad un professionista della relazione d’aiuto: nasce dal rendersi conto che “qualcosa è cambiato”, qualcosa ( una relazione, un lavoro, una nostra modalità) che ad un certo punto non funziona più e che ci può far sentire un senso di forte insoddisfazione e frustrazione. (altro…)

Stimolata da una cara amica, che mi ha già vista lavorare come supervisor in un altro contesto, e che oggi lavora in una cooperativa sociale, è nato anche questo progetto che ho pensato di condividere.
In questo modo vorrei ripartire anche a raccontarvi di me e del mio lavoro nella mia bussola.
Ho già lavorato in contesti educativi e credo che il sostegno agli operatori/trici sia fondamentale per alleggerire il lavoro che svolgono. Dovendo infatti loro gestire le dinamiche, anche emotive, di altri esseri umani, possono facilmente essere messi/e a dura prova e sotto pressione.
La supervisione di equipe e team è un momento formativo e di crescita personale per coloro che lavorano nei contesti educativi e formativi (educatori, insegnanti, formatori) e, più in generale, per chi lavora con la relazione d’aiuto che pone davanti all’impegno di dover sostenere situazioni talvolta difficili da gestire, sia con i colleghi che con gli utenti.

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Credo, soprattutto in Italia, ci sia ancora molta diffidenza rispetto alla possibilità di rivolgersi ad un professionista in un momento difficile della vita.
Per quanto se ne parli in modo più frequente di un tempo, credo che non sia ancora abbastanza e che ci sia ancora poca chiarezza tra le differenze tra i vari tipi di percorsi che possono essere affrontati con il sostegno di un professionista di quella che viene definita una relazione d’aiuto.

Una distinzione importante e che può essere utile chiarire a chi sente la necessità di un percorso personale o di affrontare alcune criticità che sta vivendo nella propria esistenza. (altro…)

Padroneggiare le abilità necessarie per esprimere le nostre emozioni, per manifestarle, saper gestire le strategie per affrontarle e canalizzarle nei momenti difficili, sono competenze indispensabili nella vita di un individuo. Soprattutto se non si vuole giungere in età matura senza essere in grado di gestire i conflitti e di esprimere i propri stati d’animo e le proprie ragioni in maniera adeguata.

Tutti noi possiamo allenare questa capacità, se gli diamo valore e attenzione.

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Spesso, quando ci si ritrova a prendere una decisione importante, si tende a distinguere tra ciò che suggerisce il cuore e ciò che invece detta la ragione. La psicologia sperimentale del nostro secolo, però, sostiene che in realtà la divisione non sia così netta: alcuni psicologi, tra cui James prima e Damasio poi, hanno riconosciuto che i processi di ragionamento non siano guidati solo da una logica basata sulla valutazione di costi e benefici, ma che coinvolgano tutto l’organismo.

Innanzitutto, è bene sottolineare che gli psicologi ormai concordano sul principio secondo cui il decision making si basa più su motivazione edoniche che razionali: ne possono essere un esempio i comportamenti sessuali rischiosi, che concretizzano il desiderio di una scelta immediata più che un’analisi dei rischi a lungo termine. A questo proposito Damasio, riferendosi alle emozioni che scaturiscono dalle motivazioni, attua una classificazione delle emozioni in primarie e secondarie: le primarie, dipendenti dal sistema limbico, costituiscono i meccanismi di base della gamma dei comportamenti emotivi, mentre le secondarie, che si presentano dopo aver cominciato a provare sentimenti, nascono dalle connessioni tra categorie di oggetti e situazioni con le emozioni primarie.

Tra i sentimenti generati dalle emozioni secondarie, esistono i “marcatori somatici”: stimolati dalla possibilità dell’esito di una data azione, svolgono la funzione di un campanello di allarme che avvisa di eventuali pericoli. In questo modo possono far escludere una scelta restringendo il numero delle alternative possibili: sono quindi un elemento fondamentale per rendere efficace il processo di decision making, mettendo in luce gli aspetti positivi e negativi di ogni possibilità vagliata e facendo leva sulle emozioni suscitate da previsti esiti futuri di dati scenari.

Il marcatore somatico unisce quindi i fattori razionali dell’esperienza e della logica con il lato emotivo della persona, dimostrando quanto questa interazione sia alla base dei processi di decision making.