Le “domande potenti”​ per riconoscere gli schemi emotivi che ci ingabbiano

Negli incontri di counseling e coaching, l’ascolto attivo e la capacità di cogliere aspetti della persona che ho di fronte di cui spesso non è consapevole, sono gli elementi che meglio mi guidano nel sostenere chi si rivolge a me nel superare momenti difficili e/o per trovare nuove strade possibili.

La presenza, il più possibile scevra da giudizi, il confronto e l’attenzione, mi danno la possibilità di arrivare a formulare quelle cosiddette “domande potenti” che, anche solo nell’essere dichiarate, permettono alla persona di prendere in considerazione un punto di vista che prima non riusciva a vedere o gli/le danno la possibilità di intuire nuove conoscenze su sé stesso/a.

Le reazioni di fronte a queste domande spesso spiazzanti, mi fanno rendere conto di aver colto qualcosa di importante. La più comune è un silenzio improvviso, seguito da un evidente stupore in viso o da una confusione dichiarata, seguiti dalla frase detta spesso sorridendo “questa è una domanda interessante!” oppure “questo non l’avevo mai considerato!”.

Quando succede questo spesso inizia un nuovo dialogo che diventa utile per iniziare comprendere meccanismi o schemi di comportamento fino ad allora inconsapevoli o ritenuti impossibili da vedere da chi mi sta di fronte. E che dopo aver compreso, potrà modificare.