Perché ho scelto di essere una gestaltista e come influenza il mio lavoro

Perché ho scelto di essere una gestaltista e come influenza il mio lavoro

Molti clienti quando si rivolgono a un/una professionista della relazione d’aiuto o a un/una consulente non fanno caso al suo orientamento di riferimento.
Personalmente credo che anche il metodo che si utilizza faccia la differenza e ci aiuti a comprendere con che tipo di professionista ( e a volte di persona) stiamo avendo a che fare.
Spesso non è messo in evidenza, ma ci sono molti modi di svolgere una professione come questa.
Per me l’approccio della Gestalt è un punto di riferimento. Una visione del mondo e una lente di ingrandimento che mi guida in ogni contesto: negli incontri di counseling e di coaching individuale, che in quelli di consulenza con le organizzazioni.

In questi giorni sto consultando il testo “LA GESTALT- Terapia del con-tatto emotivo” di Serge e Anne Ginger per approfondire alcuni aspetti e per avere spunti di riflessione.
Ho ritrovato così alcune definizioni che mi ricordano il perchè ho scelto e scelgo ogni giorno di utilizzare nel mio lavoro l’approccio della Gestalt.
Ve le propongo perchè credo che in queste definizioni ci sia tutta la potenza e la potenzialità di questo tipo di approccio:
✨La Gestalt è un’arte piuttosto che una scienza
✨La Gestalt si rivolge a qualsiasi persona ( o organizzazione) che ricerchi una migliore espansione del proprio potenziale latente, non un semplice star meglio, ma un “essere di più”, una migliore qualità della vita
✨La Gestalt ricerca nuovi valori umanistici di creatività, restituendo a ciascuno la sua quota di responsabilità, cercando di rivalorizzare l’essere rispetto all’avere ed emancipare il sapere rispetto al potere
✨La Gestalt sviluppa una prospettiva unificatrice dell’essere umano, integrandone di volta in volta le dimensioni sensoriali, affettive, intellettuali, sociali e spirituali, consentendo in tal modo un’esperienza globale in cui il corpo possa parlare e la parola incarnarsi
✨Per l’approccio gestaltico non si tratta di capire, analizzare o interpretare degli avvenimenti, dei comportamenti o dei sentimenti, ma piuttosto di favorire la presa di coscienza globale della maniera in cui funzioniamo e dei nostri processi
– di adattamento creativo all’ambiente
-di integrazione dell’esperienza presente, dei nostri evitamenti e dei nostri meccanismi di difesa o resistenze
In Gestalt il professionista è parte del lavoro e ne rappresenta una sorta di antenna che capta cosa sta accadendo.
Personalmente parto dal presupposto che nulla è scontato. Non c’è un’interpretazione univoca. Mi (af)fido innanzitutto al mio sentire quando entro in contatto con una nuova esperienza, che può essere l’incontro con un cliente nel mio studio e con un’organizzazione.
Ogni incontro è una nuova esperienza, unica e irripetibile. Non ci sono schemi precostituiti o tecniche particolari. La capacità principale di un gestaltista, per me, è quella di essere in contatto con se stesso e con l’ambiente in cui è immerso, nel qui e ora.
Capacità che si apprende con l’esperienza e la sperimentazione attiva. Ogni evento può essere fonte di insegnamento e riflessioni, se siamo in grado di osservarlo.
Le nostre sensazioni ci danno moltissime informazioni su quello che sta accadendo. Saperle decodificare e poterle condividere, ci può dare informazioni per co-costruire con il nostro cliente un percorso che gli possa far sperimentare una nuova esperienza, dandogli un nuovo punto di vista.
Una conoscenza in più di sè, o della sua organizzazione, che prima non aveva.  La nuova conoscenza sarà quello che gli permetterà di agire. Di trovare passo dopo passo una nuova strada, più funzionale, alle proprie esigenze.