Le parole che creano

Perché rivolgersi ad un professionista della relazione d’aiuto per fare un percorso?

C’è stato un momento nella mia vita in cui mi sono resa conto che qualcosa non mi permetteva di essere serena e in pace con me stessa. Così ho deciso di farmi sostenere in un mio percorso di crescita ed evoluzione personale.

Questo è proprio uno dei presupposti per cui rivolgersi ad un professionista della relazione d’aiuto: nasce dal rendersi conto che “qualcosa è cambiato”, qualcosa ( una relazione, un lavoro, una nostra modalità) che ad un certo punto non funziona più e che ci può far sentire un senso di forte insoddisfazione e frustrazione.
Nasce dalla necessità di avere a disposizione degli strumenti diversi per affrontare la propria quotidianità o degli aspetti specifici ( ad es. professione, formazione, relazioni interpersonali, decisioni importanti da prendere).

Ad un certo punto della nostra vita, in questo tempo particolarmente complesso, gli strumenti che abbiamo a disposizione, i nostri meccanismi e i nostri adattamenti creativi alla realtà per avere un’esistenza soddisfacente, sembrano non bastare più.
Abbiamo bisogno di evolvere e ritrovare un equilibrio che ci permetta di vivere le nuove complessità in modo più sereno e meno reattivo.

Sento spesso persone dire “Una volta non avevamo bisogno di tutto questo, di figure del genere”. Può darsi, o forse no. Quello che so, è che il mondo è cambiato in modo molto veloce negli ultimi 20 anni e quello che poteva andare bene allora non necessariamente va ancora bene adesso.
Prepararsi ed allenarsi alla complessità dei tempi che stiamo vivendo, ci permette di rendere le difficoltà più semplici quando dovremo affrontarle.

Credo che il punto non sia migliorare per performare di più, ma per migliorare la propria vita, per stare meglio. Diminuire lo stress, diminuire quelle incomprensioni e quei meccanismi che ci rendono spesso nervosi e insoddisfatti della vita che conduciamo.
Credo che il punto sia riequilibrare il prezzo che stiamo pagando per una vita in cui la tecnologia, la velocità e l’apparenza la fanno da protagonisti e riprenderci in mano il nostro potere di Esseri Umani, con le nostre emozioni, le nostre fragilità e i nostri meravigliosi atti creativi.
Riprenderci la possibilità di essere gentili, con noi stessi e con gli altri.. ritrovare il piacere della “vicinanza sociale”, con i limiti e i confini migliori per noi.

Sperimentando tutto questo per prima nella mia vita, posso dire che una migliore conoscenza di me stessa, dei miei punti di forza e di debolezza, è stato un elemento fondamentale per nutrire le mie radici rendendole robuste e per dare nuova linfa ai miei metaforici rami, imparando a dare alla mia storia la forma che più mi rappresenta.
Con queste nuove consapevolezze ho iniziato a costruire il mio essere counselor : aiuto le persone a riconoscere i propri bisogni, a rendere visibili e fruibili le proprie risorse per riuscire a godere della vita quotidiana nel modo più soddisfacente e consapevole possibile.

All’attività di coach e di consulente applico lo stesso principio: sostengo e favorisco l’unione tra la persona e la propria professione, in modo che chi si rivolge a me possa raggiungere con soddisfazione e con serenità il proprio potenziale professionale, in base alle proprie necessità.

Allo stesso modo mi propongo alle organizzazioni, anche con momenti di formazione, per aiutarle a valorizzare le proprie risorse interne economiche e umane, promulgando il benessere organizzativo e le sostengo a trovare quelle esterne più consone alle proprie esigenze.

Sono fermamente convinta che una delle chiavi per avere un’organizzazione sana e funzionale e, più in generale una vita soddisfacente, sia legata allo sviluppo della capacità di riuscire a fermarsi e valutare le possibilità che l’ambiente offre, partendo dall’analisi e dall’osservazione delle proprie risorse e degli elementi che influenzano il nostro stato di benessere.
Personalmente credo, e sperimento costantemente, che la capacità di rallentare e di prendersi il tempo per sentire e quindi avere percezione di dove siamo e dove vogliamo andare sia alla base del cambiamento, sia per i singoli che per le organizzazioni nel loro complesso. Citando uno dei miei formatori e mentori, Frans Meulmeester, “Changing is standing still” (Cambiare è restare fermi ).

Lo sviluppo della consapevolezza delle capacità personali e dei propri talenti, ma anche dei propri limiti e delle caratteristiche che ci contraddistinguono in quanto unici, è il focus che mi ispira durante il lavoro che propongo ai miei clienti.
Il lavoro durante gli incontri è di tipo esperienziale e corporeo, incentrato sul qui e ora ed in base alle esigenze che emergono. Non elargisco consigli e faccio il possibile per non fare interpretazioni, ma di accompagnare nel processo il cliente e verificarne costantemente con lui/lei le riflessioni e dichiarazioni.

Questo per me significa trasmettere una modalità per saper stare con quello che c’è, imparando a riconoscere le nostre influenze emotive, che inevitabilmente intervengono, in modo da aumentare la lucidità e la concentrazione sul momento presente in modo da poter creare un presente e un futuro sano e consapevole.